VANITY FAIR

Oggi credo di avere vinto il campionato mondiale di giornata inconcludente.
Anzi forse mi metteranno nel Guinness dei primati come consumatrice della giornata più inutile del secolo ventunesimo e anche ventesimo. E adesso però, per consolarmi, non venitemi a dire che non ci sono giornate inutili, che non bisogna misurare tutto con il metro della produttività, che ogni giorno merita di essere vissuto, che tutti siamo utili e nessuno indispensabile (che poi non c’entrerebbe niente) e che nessuno si sogni di venir fuori con qualcosa tipo che bisogna saper godere delle piccole cose.

A conclusione di questa inutile giornata, un paio di pensierini altrettanto vani e corrispondenti superflue domande.
(qui sotto):
 
Quando sono venuta ad abitare qui, ho comprato, finalmente, un cestino per lo studio. Sì, perché ora, dopo aver mangiato, stirato, piegato la biancheria, controllato le bollette, studiato, lavorato, letto il giornale, disegnato, fatto cene con amici e qualche volta perfino parenti, cucito i bottoni,  perfino scritto a mano e digitato per anni con il computer, spostando qua e là la tastiera, (togli la tastiera, metti la tovaglia, togli la tovaglia, metti la tastiera, togli la tastiera, metti la tovaglia etc. etc.), sull’unico tavolo di casa, ora, invece, ho perfino uno studio.
E nello studio ho, finalmente, un cestino per la carta. E’di metallo, a rete, anzi è fatto di una rete di metallo, altezza circa trentacinque centimetri per trenta di larghezza e dal dicembre scorso non l’ho mai svuotato. Proprio per vedere come andava a finire. Contiene, in misteriosa tessitura scistosa e in oscura sequenza, otto mesi di carte di cui non ho ricordo, a parte un foglio di giornale abusivo che vedo ora sbucare dall’oscurità del sotto scrivania. Considerato che, la carta molesta, i giornali vecchi e la pubblicità vanno nella raccolta della carta in cucina, e che avendo un computer, tutto quello che cancello scrivendo viene rimosso dal foglio word tramite il tasto canc, e viene inghiottito dal nulla informatico, che non ho scritto né stampato su centinaia di fogli il mattino ha l’oro in bocca (e neanche  all work and no play makes Jack a dull boy) e non ho tentato di sbarazzarmene, e che tutti, quasi tutti, i miei incipit così così li conservo in “Collegamento a documenti su win98.new” perché non si sa mai, cosa diavolo c’è nel cestino?
 
Il mio fisioterapista mi ha detto che la prossima volta prima di andare da lui devo bermi due litri di prosecco perché così forse la mia testa smetterà di pensare e voler capire cosa succede alla mia schiena, alle mie gambe, alle mie spalle, e io forse comincerò a stare semplicemente dentro, fuori, tutto intorno al mio corpo e lui potrà finalmente lavorare.
Altri metodi prima che io diventi un’etilista?

14 Risposte to “VANITY FAIR”

  1. anonimo Says:

    Altri consigli: bere il giusto di prosecco, pensare il giusto sui perchè e i per come della vita (che è un hobby molto bello…), fare gli esercizi come dice il fisioterapista (commiserandolo anche un po' nel frattempo, al pensiero di cosa si perde a non rimuginare sui perchè e i per come della vita) e svuotare il cestino immediatamente, inesorabilmente e completamente nel sacco della spazzatura :-)smirki175

  2. kalekaiagathe Says:

    non guardare in quel cestino!bevi prosecco alla salute del fisioterapista e lasciati manipolare.(com'è, è figo, il fisioterapista?)lu

  3. anonimo Says:

    Indaga se il fisioterapista ha per caso anche un'enoteca: la cosa sarebbe sospetta.s|a

  4. cf05103025 Says:

    Te, o Dipòk, hai mai fatto un po' di yoga o qualcosa di simile?Lo sai che serve?Servono specialmente certe pratiche che permettono al corpo di rilassarsi e alla mente di riposarsi.Ti dico io che quando senti, dico senti, ti accorgi che la mente si sta svuotando, che tutto quelllo che c'è, o c'era, è effimero, transitorio, anche illusione, e se ne va svanendo… allora si sta bene, davvero, si assapora uno stato di singolare pienezza del "vuoto".La mente riposa, finalmente.Aaaaaahhhhhhh…… Per dire che se la giornata fu inconcludente, tuttavia dette luogo a questo bello e piacevole scritto, pure col fil di ironia…:-)MarioB-)

  5. anonimo Says:

    Lo yoga senz'altro, come del resto molte altre pratiche; ma anche del tutto personali ed estemporanee: a me aiuta ad esempio stare sdraiata tra mare e cielo (non occorre lo yacht, basta un materassino…). E mi viene in mente Scipio Slataper, con le braccia aperte a pancia in giù su un prato, e la sensazione di star abbracciando la terra ("Il mio Carso").siu 

  6. dipocheparole Says:

    @smirki: infatti, alla fine è quello che farò.:))@kalekai: in effetti non è male il fisio. ;)@s|a: acc! un conflitto di interessi anche in fisioterapia!@mario: sì, in effetti anni fa ho fatto anche yoga. Poi ho smesso perché quando nel gruppo ci si metteva in cerchio tenendosi a manina e si diceva OOOOOOMMMMMMMMMMMMM io avevo degli accessi violenti di risate e mi toccava implodere annullando così i benefici effetti.Mi piacerebbe molto fare yoga in modo diverso. Diverso intendo senza sentirmi fare la predica, senza essere circondata da incensi, che mi fanno starnutire, e da aspiranti spiritual-ascetici e senza dover far finta di essere in un monastero tibetano quando invece sei in una palestra sfigata di periferia in zona industriale.Il problema di queste tecniche nel nostro mondo è che non sono appunto del nostro mondo. Ma sicuramente c'è un altro modo.@siu: ecco, un altro modo per praticare la meditazione. Scipio Slataper! Questo nome mi riporta alle scuole medie. Non ho mai letto niente di Scipio. Ne vale la pena?

  7. anonimo Says:

    Io credo di sì, che ne valga la pena, a condizione forse che quel meraviglioso stadio che sta tra l'adolescenza e la giovinezza sia ancora vivo in te e reclami nutrimento.

    Anche se probabilmente essere triestini aiuta, e credo costituisca uno dei motivi per cui la mia (gloriosa!) generazione, nella fase in cui tutti i sensi sono accesi al massimo, se lo è bevuto con tutta la disperatissima e felice arsura e voracità del caso. Voglio dire, immagino che aiuti avere il Carso praticamente dietro casa, e quindi probabilmente già dentro quella sostanza, impalpabile e densissima insieme, che è essenza meravigliosamente, inscindibilmente slataperiana e carsolina.

    Comunque, se vuoi provare, è un tentativo che essendo il libriccino assai smilzo se non altro non ti porterà via molto tempo.siu 

  8. cybermax Says:

    Sai organizzarti bene…altroche..Ti ho linkata…sei interessante..

  9. falconier Says:

    fai una bella passeggiata e quando trovi un posto giusto distenditi sull'erba e prendi tutto il tempo che vuoi a guardare il cielo, qualche nuvola, la scia di un aereo, il volo di uccelli.Rilassati e se poi ti farà male di nuovo dappertutto vai dal fisioterapista e spaccagli in testa la bottiglia di prosecco, poi rifugiati nel cestino a fare yoga leggendo un libro del ca…rso.il falconiere

  10. sterno Says:

    Ho regalato alla mia ragazza un cestino per la carta interamente realizzato di agende reciclate. Ecco questa è la prima cosa che il tuo post mi ha fatto venire in mente. Non so, magari apprezzi 🙂 Quanto al contenuto di otto mesi di carta, in effetti è un gran mistero.

  11. DottorOsterman Says:

    Non si può smettere di pensare.Ma quello che si può fare è fermarsi ad osservare i nostri pensieri mentre passano. Spontaneamente, senza sforzi, senza giudizi di sorta, senza tentare di fermarli e tantomeno di farli sparire.In pratica senza soffermarcisi sopra…Come se appartenessero a qualcun'altro.Forse non risolve proprio tutto, ma secondo me aiuta.;)

  12. anonimo Says:

    Le giornate inconcludenti ci vogliono anche quelle (anacoluto!)Non mi piace il tuo fisioterapista, proprio no.Giovanni

  13. cf05103025 Says:

    Dicasi pure che martedì, questo, io medesimo concedeami un rilassamento yogico, sdraiato su di un prato raso a 2500 mt.di quota, nel gruppo del Gran Paradiso, dopo lunga  e faticosa ascesa.Io teneva chiusi i miei occhi e beavomi di quel selenzio di tra la meraviglia de le aspre vette alpine, quando un augellin vacante,  cacommi sul naso.Ne fui sorpreso e presi questo avvenimento con nunzio di una qualche divinità, per cui al tramonto tornato a valle presso il maestro mio Ananda Padamshambava riferiigli il fatto misterioso ed occulto. Il saggio su volse inverso di me con un sorriso  e segnandomi il centro della fronte spiccò tale sentenza: Pensa se ti avesse cacato 'no stambecco…..

  14. dipocheparole Says:

    @tutti: cari commentatori, grazie per avermi dato le vostre ricette distensive e meditative.Forse alla fine, come suggerito da Mario, l'è vera l'ultima sentenza del saggio Ananda Padanshambava (di antiche radici padane, suppongo), il quale ci ricorda che dobbiamo ritenerci fortunati al fin perché potrebbe sempre andare peggio.(il che dice da sempre anche miamadre) (ma io non le credo). :))

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