POVERE DONNE

Mi piace, per curiosità mia atavica, girare per la rete, saltare qua e là, e leggere blog a caso.
Capita molto spesso che le frasi di presentazione della blogger, nei blog gestiti da una tenutaria femmina, di qualsiasi età, dalla ragazzina alla quarantenne, allo spazio “chi sono”, dove andrebbe la libera descrizione della propria persona, siano di frequente pieni di aggettivi come: sono lunatica, volubile, imbronciata, solare (o notturna), inquieta, confusionaria. Oppure: single, isterica, incorreggibile, ingenua, incauta.
E tu ti immagini una povera deficiente, preda delle sue turbe emotive, con una eterna sindrome premestruale, una borderline schizzata, incapace di prendere una qualsiasi decisione senza ripensarci il giorno dopo. Una che mette su il broncetto bambinesco alla Brigitte Bardot, occhi bistrati ma maliziosi che guardano dal sotto in su non sai che lavoretti ti potrei fare, tette in vista, calze a mezza coscia, una su e una giù, inginocchiata in mezzo a un letto dalle lenzuola disordinate, a fianco un cavalletto con la sua ultima opera (non finita, ovviamente perché l’artista è volubile), con le dita impiastricciate di colore o di crema pasticcera che ha appena finito di ciucciarsi direttamente dal pollice con le labbra lucide. Una che corre nel parco con i tacchi a spillo, ridendo faccia al sole, con una ventina di palloncini colorati al guinzaglio, che fa la ruota nella pozzanghera perché lei è solare e sa prendere la vita per il verso giusto, che però è ingenua e si fa turlupinare dal primo uomo dai capelli drizzati a pera dal gel, che incontrerà alla prima curva del parco.
Una mezza bambina mai cresciuta, una che ha bisogno di avere accanto qualcuno per procedere nella sua bislacca vita. Una che non sa neanche andare a comprarsi il pane e prendere l’autobus. Che già da subito dichiara di sé stessa: vi prego, prendetevi cura di me, sono problematica ma così meravigliosamente femminile!
Quindi il chi sono, per queste donne, non è mai una dichiarazione di esistenza, ma una dichiarazione di non-esistenza: sono una donna, vedete? ho tutte le caratteristiche della donna, sancite dalla Sacra Dichiarazione Non Scritta dei Non-diritti della donna, approvate da secoli di persecuzioni, annientamento, dicerie, luoghi comuni, pregiudizi e prevaricazioni.
Non esisto in quanto persona finché non troverò l’Uomo che mi prenda in carico e mi dia un valore in quanto sua compagna, fidanzata, amante, moglie.
Mai una volta che qualcuna si presenti come razionale, intelligente, logica, decisa, stabile, studiosa o lavoratrice. Non farebbe figo. Non sarebbe femminile. E poi, una così chi se la piglia?
Eppure, stando alle statistiche, e stando pure alla mia finora breve esperienza da insegnante, le ragazzine surclassano per maturità, competenza, serietà e dedizione allo studio i loro compagni.
In una classe il rompiballe, lo sciattone che riempie i quaderni di macchie, lo spaccone di turno sono inevitabilmente maschi. Non conosco invece le statistiche sul caso, ma basta guardarsi intorno e le donne che, lavorando otto ore al giorno, sanno mandare avanti case, sanno tirare su figli di padri distratti o assenti o impegnati esclusivamente nel lavoro, nel migliore dei casi, prendendosi cura anche di genitori anziani propri e del marito, sono sicuramente molte di più dei loro compagni maschi. E’ molto semplice capirlo: basta vedere nei supermercati chi fa la spesa, chi porta i bambini a scuola, in palestra, a lezione di inglese, chi va a fare assistenza la notte alla suocera in ospedale, chi l’accompagna a fare la ionoforesi per il ginocchio, chi organizza la festa di compleanno, chi è in coda alla asl per prendere l’appuntamento per la visita cardiologica del marito. Le donne ci sanno fare eccome.
Però, allo stesso tempo, alle donne  piace farsi rinchiudere e rinchiudersi in gabbia da sole. Molte non se ne rendono neanche conto e un pezzo come questo che sto scrivendo lo bollerebbero come scritto da una protofemminista, virago, bruttona e pure lesbica.
Eppure è triste.
Un’amica mi racconta che l’ultimo dell’anno, ad una cena di sette amiche, tutte donne, allo scoccare della mezzanotte, non si sono fatte gli auguri per il nuovo anno.
La mezzanotte è passata, hanno bevuto un sorso di prosecco ed è finita lì.
Perché? Perché se una donna ti fa per prima gli auguri per l’anno nuovo porta sfiga, e di uomini disponibili a fare uno straccio di auguri a sette povere donne portatrici di sventura, lì non ce n’erano.
Buon 1509 ragazze!
 
 

21 Risposte to “POVERE DONNE”

  1. retorico Says:

    Amaro ma vero, anche se non tutti i maschi sono cosi’ ne’ tutte le donne cosa’ (lo so che lo sai e che lo sapete tutti voi che leggete, eccetera), pero’ volevo commentare in particolare la prima parte, quella relativa alla presentazione di se stessi che si fa sul blog sotto la voce Descrizione.
    E’ la mia discriminante, lo specchio dell’anima del blogger. Se leggo che qualcuna e’ solare, cambio blog senza nemmeno dare un’occhiata ai link (se dice che e’ porca, magari do un’occhiata piu’ approfondita); se inizia scrivendo “che dire?” la banno, se si descrive fisicamente la insulto mentalmente (a meno che non sia una figona con tanto di foto esplicita, e’ chiaro). La descrizione deve contenere se stessi dicendo senza dire. Anche se tu, da questo punto di vista, hai decisamente esagerato.

  2. cf05103025 Says:

    Certo che, mia cara Dipòk, hai scritto un pezzo “godibilissimo” come solgon dire, cioè leggero e incisivo, il che è difficile.
    Tanto per dire, mi fai venire in mente Natalia Aspesi; spero che tu lo prenda come complimento.
    Se io fossi un direttore di giornale ti assumerei subito come giornalista di costume: pensa al ruolo che ebbe Camilla Cederna nella vita civile.
    Essendo direttore, a mala pena, di me stesso, ti fo un’inchino, anzi slargo il mio mantello per terra e ti ci faccio sovra camminare!

  3. anonimo Says:

    l’errore di fondo, a mio modesto parere, sta nel considerare le persone in base a clichè prestabiliti…non si capisce e non si vuole capire che la bellezza di tutto l’ambaradàn (che non è una canzone dei New Trolls 🙂 sta nella singolarità, nell’unicità di ciascuna persona…nella sua irripetibilità, pregi e difetti tutti compresi nel pacchetto 🙂
    poi c’è da dire che questo autodefinirsi secondo stilemi da “letteratura” è un po’ anch’esso una moda, un auto impacchettarsi nel clichè del clichè…un’altra cosa da dire è che pesso c’è pure la difficoltà di autodescriversi…non so, sono elementi sparsi che mi son venuti in mente sul tema…
    smirki175

  4. anonimo Says:

    L’episodio delle sette ragazze mi ha reso triste.
    Però, anche loro… sta cazzata della sfiga…

    Robilant

  5. anonimo Says:

    nel 1509 le bruciavano sette così!
    (anzi otto, contando anche la pericolosa intellettuale)
    ;P
    (sei grande come al solito, ma ormai mi ripeto…)

    mp

  6. anonimo Says:

    Ineccepibile. Questo tipo di femminismo, che non nasconde anche le proprie responsabilità, come “il farsi rinchiudere in gabbia da sole”, mi sembra l’unico reale strumento di emancipazione; di contro al veterofemminismo acaroso, che trinceratosi nel dogma dell’infallibilità femminile è giunto addirittura a difendere la nomina della Carfagna a ministro delle Pari Opportunità. Complimenti.

    ciao
    sergio garufi

  7. dipocheparole Says:

    @ret.: non capisco mai queste frasi sibilline, un po’ come le storielle zen. Rimango lì con il mento pendulo. Che vuol dire che ho esagerato? che non ho detto niente? o che ho detto tanto? porcacc!!:))

    @Mario: e io volentieri cammino sul mantello con le mie polacchine!!
    Non sai che complimento mi fai. Un secolo fa leggevo sempre “Il lato debole” di Camilla Cederna sull’Espresso, e pure Natalia Aspesi mi piace abbastanza. Ieri mi hai fatto venire in mente questa cosa, del giornalismo di costume, e frugando tra gli scaffali, ho recuperato un libro di Luca Goldoni “E’ gradito l’abito scuro” che, pensa te, ho comprato che avevo 13 anni. Mi è sempre piaciuto un sacco questo tipo di giornalismo e non sai quanto mi piacerebbe essere pure pagata per questo!:))
    ma come si fa, ufffaaaaaa. Dai apri un giornale che mi assumi.

    @smirki: sì vero. E i cliché spesso son fatti di pregiudizi, o come minimo di pigrizia mentale. Quella dei New Trolls è Aldebaran comunque. Guarda che so fare anche l’acuto, eh.

    @Robilant: da non crederci. La prossima volta ci vai tu, con cornetto napoletano.

    @mp: infatti! Ci andavo di mezzo pure io, al rogo, al rogo!!

    @sergiogarufi: grazie. Guarda, quello che dici è una cosa che non ho mai retto, la lagna del lamento della vittima che non vede che ha scritto sulla maglietta “prendetemi a calci”. (femminismo acaroso?:)) ha a che fare con le allergie?)

    Quando scrivo nei commenti mi vengono fuori un sacco di punti esclamativi, punti di domanda e emoicone. Che vergogna..

  8. retorico Says:

    Questa volta te la spiego (disse il vento alla vela), ma che non succeda piu’.

    La descrizione deve contenere se stessi dicendo senza dire. Anche se tu, da questo punto di vista, hai decisamente esagerato.
    =
    tu non hai messo nemmeno una parola di descrizione.

  9. lemmaelabel Says:

    uffa, dipòk, uffa!!!!
    Ecco.
    :))

  10. anonimo Says:

    @->Dipòk: si, va beh…però ti vorrei sentire nel coretto di “Quella carezza della sera” 🙂 “…non chiedevo a mia madre dov’eri tu-u-u-u-u-u…”…ehehehe
    smirki175

  11. dipocheparole Says:

    @ret: non so se mi spiego (come disse il paracadute al paracadutista), ma mica sei chiaro tu! e comunque se vai nel mio account di splinder c’è Agota che dice di me molto di più di una descrizione.

    @lemmola: di che uffi?:))

    @smirki: non vorrei dire, ma io arrivo anche a “tuuuuuu quando tornavooooo eri feliceeeeee di rivedere le mie maniiiiii, etc.etc. ” (Miniera)

  12. anonimo Says:

    @->Dipòk: accid…questa è conoscenza newtrollsistica superiore…ho dovuto sgooglearmi a più non posso per capire che canzone era…mi arrendo miseramente e mi dichiaro sconfitto 🙂
    smirki175…musicalmente vinto 🙂

  13. lemmaelabel Says:

    …le mie mani…nere di fumo…bianche d’amoreeee….”

    dipòk uffo delle di noi femmine, uffo.

  14. dipocheparole Says:

    @smirki: ma se te l’ho scritto! Miniera! anzi Una miniera.

    @lemma: esatto.:)

  15. anonimo Says:

    Che limpidezza di sguardo, Dipok, e che pennellate di intelligenza! Le femmine garrule e sciroccate che descrivi all’inizio del pezzo, paiono uscite da un film di Tinto Brass!
    Giovanni

  16. agomast Says:

    Porca miseria!
    E non mi hai detto nulla della festa di capodanno con settedicosetteripetoSETTE femmine tutte sole? E pensare che io e Ret abbiamo messo su un dvd e siamo andati a letto alle mezzanotte e tre….
    Posso aggiungere che, per quello che ricordo quando per un po’ di tempo visitai un sito per incontri , nelle schede di presentazione dove c’era scritto”parla un po’ di te….” le donne, ragazze o frocioni che fossero, si presentavano quasi tutte allo stesso modo, quello che tu riporti con esattezza mentre si sapeva benissimo che la descrizione migliore sarebbe stata: sono una mezza sfigata, con una paura fottuta di essere brutta o invecchiare male, senza pecunia o poca, disposta a buttarsia via che gradirebbe molto incontrare figo della madonna,ricco, con un mare di tempo a disposizione nei fine settimana, libero, intonso e discreto amante tanto io so fingere orgasmi come nessuna.
    Per piacere aiutatemi…..
    Be’, non tutte. Io credo.

  17. smirki175 Says:

    @->Dipòk: nooooooo…. 🙂 avevo capito il titolo, volevo solo dire che ho dovuto cercare su google per sapere che è una canzone dei New Trolls :-)…non mi spiego mai, perdincibacco :-)))

  18. anonimo Says:

    E’ vero che le donne, che noi donne, per ragioni che risalgono come tu stessa dici, a millelni di pregiudizi e persecuzioni, sono le peggiori amiche di se stesse. per non parlare della scarsa solidarietà che spesso c’è tra loro.
    La tua analisi è ineccepibile: di default è come se molte di noi fossero “fallate” e che solo lui, l’UOMO, il grande amore, salverà.
    Sono le stesse poi, che senza amore non vivono, che senza un uomo si sentono sfikate. perché hanno una scarsa fiducia di sé, o peggio, non ESISTONO senza un uomo, un amore, un matrimonio. Anche sballato, purché sia.

    ciao bedda

    http://www.radicchiodiparigi.wordpress.com

  19. anonimo Says:

    Ciao sono Erika, mediamente intelligente, parecchio razionale, solo a tratti impulsiva, mi arrabbio se mi fai arrabbiare. Odio correre al parco con i palloncini e i tacchi alti, lavoro con gli uomini tutto il giorno e il mio stipendio è del 30% inferiore ai loro… Devo continuare?
    Ecco vedi? Nessuno mi si piglia!!!!

    Sei un mito come sempre. A presto.

    PS. a Caponanno ho sbaciucchiato per prima la mia nipotina Giulia, e poi ho abbracciato forte la mia amica Barbara. Che cosa mi capiterà?

  20. dipocheparole Says:

    @Giovanni: grazie:). Però fossero uscite da un film di Tinto Brass, sarebbero state riprese da dietro.

    @ago: questa è esattamente l’altra faccia della medaglia, quella che sta tra i luoghi comuni, i pregiudizi e le dicerie, cioè quello che l’uomo medio, anzi il misogino, di solito immagina di una donna. Bravo. L’hai pensata tutta da solo?

    @smirki: oddiamine!:)

    @lucia: esatto. Mancava per finire il pezzo.:))

    @erika: ti capiterà uno splendido 2009! un bacione!:))

  21. agomast Says:

    No, mi e’ capitata piu’ volte.
    Ma possiamo pure negarla,eh?
    Anzi, la nego. E’ solo una mia pessima interpretazione e la realta’ , anzi la verita’,e’ proprio diversa.

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